Architettura interattiva virtuale
Grazie all'informatica il disegno di architettura ha esplicitato in forme visibili il suo carattere dinamico.

Pensiamo al disegno di architettura; non però a quello compiuto ma a quello in divenire. Voglio dire il disegno dell'invenzione, che è poi una scoperta. Quel disegno, specchio dell'anima del progettista, nelle cui profondità si trova celata, prima d'essere realizzata, l'architettura e la sua idea.
Ebbene, mi chiedo, quale dirompente effetto ha prodotto la rivoluzione informatica su questo indispensabile strumento della creatività dell'architetto?
Rispondo: le metamorfosi.
Mi spiego: laddove gli schizzi, i disegni tecnici e i plastici costituivano altrettanti momenti, distinti, del percorso progettuale, oggi costituiscono, invece, un flusso unico e continuo. Nell'ambiente informatico, infatti, disegni e plastici, immagini di qualsiasi natura e rappresentazioni tridimensionali si trasformano le une nelle altre.
Ogni metamorfosi è possibile: da uno schizzo si può indurre un modello virtuale e da questo un modello fisico (rapid prototyping); poi, volendo, è possibile anche realizzare il processo inverso: dalla scansione tridimensionale del plastico, alla matematica della sua forma (reverse engeenering). A tal punto sono diventate semplici e potenti queste trasformazioni, che è difficile distinguere le vecchie forme del disegno, sempre più ibride. S'impone, perciò, il ricorso ad una parola più antica e di più ampio spettro semantico: questa parola è modello.
Le mutevoli rappresentazioni dell'architettura sono tutte modelli, che si trasformano gli uni negli altri. Ad ogni trasformazione il modello arricchisce e perfeziona il suo contenuto informativo e perciò i modelli si vanno ordinando in un vortice che converge verso l'idea progettuale e finalmente la invera.
Grazie all'informatica, dunque, il disegno di architettura ha esplicitato in forme visibili il suo carattere dinamico. E come in passato la prospettiva ha segnato il punto più alto della rappresentazione d'architettura, per il suo sodalizio con l'arte e per la sua capacità di ricondurre lo spazio all'uomo, così, oggi, il modello dinamico interattivo rappresenta il punto più alto nelle metamorfosi dei modelli, per gli stessi motivi: la sua prossimità alla espressione artistica e la capacità di introdurre l'uomo nello spazio che ha immaginato.
C'è una sola differenza, non trascurabile: una prospettiva si vede con gli occhi di chi l'ha fatta, è una esperienza non nostra, ma esclusiva del progettista.
Un modello dinamico interattivo è invece l'esperienza unica e irripetibile di chi lo percorre mettendosi ai comandi dello spazio virtuale che rappresenta. E, perciò, è una esperienza progettuale condivisibile, proprio come condivisibile è l’architettura realizzata.
Questo carattere unico del modello dinamico interattivo ha però una conseguenza drammatica: non è possibile portare il modello sulle pagine di un giornale e, quand’anche fosse possibile, non sarebbe possibile mostrarne il funzionamento. Il modello dinamico interattivo non è una animazione.
Se un giorno sarà possibile entrare in un film d’autore per interagire con i personaggi e vivere la storia dall’interno (non lo ha già fatto Pirandello a teatro?), allora avremo l’esempio più efficace per spiegare cos’è.
Riccardo Migliari
(con il contributo del MIUR nell'ambito della ricerca PRIN 2005)