Calcestruzzo riciclato
Calcestruzzo riciclato per un’edilizia circolare
È ormai noto come l’attuale settore edile possieda un elevato impatto sull’ambiente in termini di inquinamento e di consumo di energia. Per questo motivo, risulta essere sempre più necessaria una trasformazione dell’ambito in chiave green, attraverso l’adozione di un’edilizia di tipo circolare.
Per un significativo risparmio dal punto di vista economico ed ambientale, gli scarti provenienti dalle demolizioni di edifici in disuso dovrebbero essere riciclati e riconvertiti per un nuovo impiego.
Ne è un ottimo esempio il calcestruzzo recuperato, materiale dalle numerose potenzialità.
Ma vediamo ora, con queste linee guida, in cosa consiste e quali sono gli usi di tale prodotto.
Calcestruzzo e riciclo
Il cemento costituisce uno dei materiali più utilizzati in campo edile e la sua produzione causa una corposa percentuale di emissione di anidride carbonica. Per questo motivo, occorre prolungare il ciclo di vita e di utilizzo di tale sostanza, attraverso il suo riciclo.
Ciò che caratterizza il prodotto riciclato, rispetto a quello di normale produzione, è la sua composizione. Infatti, esso contiene scarti di cemento ed aggregati originati da demolizione, anziché da processi di tipo tradizionale. Proprio la percentuale di tali componenti di recupero e la loro dimensione, determinano l’uso diversificato che si può fare di questo materiale. È importante puntualizzare come si tratti di un prodotto oggetto di studio ancora oggi e per questo, come rappresenti una vera e propria sfida per il settore.
L’attività del riciclo tuttavia, è molto importante per lo scenario attuale in cui la sostenibilità è ormai considerata pratica indispensabile per il futuro. Anche i materiali che approdano in cantiere devono sottostare a precise regole e rispettare i CAM.
Ma cosa sono i CAM? Dall’acronimo, sono i criteri ambientali minimi, requisiti introdotti dal Ministero dell’ambiente e finalizzati ad incentivare un’attività edilizia di tipo più sostenibile e meno impattante dal punto di vista ambientale, economico e sociale. Altri importanti scopi di tali criteri, sono l’incremento dell’efficienza energetica e l’uso di materiali certificati.
Come già accennato, materiali da costruzione come il calcestruzzo, a fine vita vengono smaltiti in discarica e questo processo oltre ad avere un costo, possiede un consistente impatto sull’ambiente.
Per questi motivi, è bene attuare una valorizzazione e dare nuova vita a materie ancora potenzialmente utili nel settore delle costruzioni. Un aspetto interessante, nel processo del recupero, riguarda il Passaporto dei materiali, una vera e propria carta di identità che indica le peculiarità, lo standard qualitativo e la quantità delle sostanze utilizzate per la produzione. Uno dei principali obiettivi di tale documento è proprio quello di favorire il riciclo dei materiali edili, secondo un’economia di tipo circolare, garantendo una maggiore trasparenza.
Caratteristiche e differenze dal calcestruzzo naturale
La produzione del calcestruzzo riciclato, richiede alcuni passaggi indispensabili per garantire un prodotto finale ottimale dal punto di vista qualitativo. È fondamentale infatti, che le materie da riciclare siano sottoposte ad alcune lavorazioni come la scorifica, lo stoccaggio, il raffreddamento e la frantumazione. Segue una verifica sulla consistenza del materiale, finalizzata ad assicurare l’assenza di sostanze nocive ed inquinanti. Solo in questo modo, il calcestruzzo riciclato potrà ottenere il Marchio CE ed essere immesso sul mercato. La Normativa UNI EN 12457-2 stabilisce i valori limite entro i quali devono sottostare eventuali concentrazioni dannose, affinché le stesse non rappresentino un pericolo per persone e cose.
È importante puntualizzare come le materie destinate al riciclo siano eterogenee e per questo, come necessitino di un’attenta analisi prima di essere immesse nel processo di recupero. Infatti scarti vetrosi, ceramiche, mattoni e materiali provenienti dalle demolizioni, saranno riutilizzate per dare vita al prodotto finito.
È quindi chiaro come tale tipologia di sostanza risulti essere meno “pura” di quella generata tradizionalmente con aggregati naturali. Tuttavia, è possibile scegliere di recuperare solo frammenti provenienti da demolizioni di calcestruzzo. In questo modo, il materiale finale risulterà essere ecologico perché recuperato ma più omogeneo e dalle migliori prestazioni.
Ma vediamo ora che cosa differenzia il calcestruzzo ottenuto mediante il riutilizzo di componenti da demolizione da quello proveniente da lavorazione tradizionale.
Il primo è meno resistente rispetto al secondo dal punto di vista meccanico. Qualora la concentrazione di elementi riciclati sia consistente, il materiale che ne risulta è meno lavorabile e per questo motivo, richiede un quantitativo di acqua superiore anche a causa del maggiore assorbimento delle particelle spezzettate.
Per quanto riguarda la durevolezza nel tempo di questo tipo di prodotto, ad oggi non ci sono risposte certe ma sono in atto numerosi studi per testarne concretamente la durabilità e per aumentarla attraverso l’eventuale aggiunta di materie metalliche.
Il cemento recuperato è meno versatile rispetto a quello tradizionale e la sua composizione ne determina le modalità di impiego, poiché più sarà eterogeneo e meno verrà impiegato in campo edile. Si va dalle opere nobili, per le quali è indispensabile una minima eterogeneità delle particelle, a quelle stradali e di riempimento, per le quali sono ammesse anche componenti meno omogenee. Inoltre, gli aggregati differenziati non saranno mai adoperati per fabbricare componenti strutturali.
Quindi, il campo di applicazione del materiale riciclato è vasto e ad oggi, incerto e complesso. A seconda delle caratteristiche compositive del calcestruzzo riciclato sarà necessario attuare scelte consapevoli.
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Vantaggi e normativa
Nonostante il cemento prodotto dal riciclo, oggi, possieda ancora alcuni limiti, è considerato una soluzione dalle molteplici potenzialità. Basti pensare ai numerosi vantaggi che assicura qualora venga scelto in campo edile.
Primo tra tutti, l’impronta ecologica strettamente legata alla sua produzione: gli aggregati che lo compongono infatti, sono scarti o materie provenienti dalla demolizione di vecchi edifici. Se non venissero riutilizzati a tal fine, sarebbero destinati alla discarica con conseguente spreco di risorse, incremento dell’inquinamento e ulteriori costi. Legato a questo concetto, il calcestruzzo riciclato sottostà ai requisiti ambientali ormai obbligatori nel settore delle costruzioni. Ne consegue che questo tipo di calcestruzzo è sostenibile al 100%, in quanto rispettoso per l’ambiente di oggi e di domani. Inoltre, anche dal punto di vista economico, si tratta di un materiale dai costi contenuti rispetto a quello costituito da componenti naturali.
È importante puntualizzare come il prodotto finale necessiti di verifiche dal punto di vista normativo. Infatti, ogni sostanza riciclata che lo andrà a comporre dovrà necessariamente essere conforme alle leggi in materia. La norma EN 12620 stabilisce che le componenti per poter essere utilizzate debbano rispettare i requisiti previsti dalla UNI EN 206-1. Quest’ultima fornisce una tabella relativa alle caratteristiche del cemento e determina le qualità che il materiale deve possedere, al fine di assicurare una durevolezza dell’opera per almeno dieci lustri, anche in relazione al sito in cui sarà costruito il manufatto.
Il 27 settembre dell’anno corrente (2022), è stata introdotta una nuova legge che determina la fine del concetto di scarto in relazione alle sostanze che sono destinate al riutilizzo nel settore edile. Tuttavia le stesse, per essere reimmesse sul mercato, dovranno garantire necessariamente lo standard previsto dalla normativa. Saranno indicate anche quantità e concentrazioni di ogni singola sostanza recuperata da demolizione selettiva. Inoltre, un materiale recuperato per non essere più considerato rifiuto dovrà essere destinato a precisi utilizzi, dovrà soddisfare le qualità tecniche richieste e garantire le adeguate performances. Il prodotto finale dev’essere richiesto dal mercato attuale e non deve recare alcun effetto negativo sull’ambiente e sull’incolumità individuale.
Il futuro ci svelerà se tale normativa avrà contribuito in modo sostanziale al raggiungimento di un’economia di tipo circolare e di un settore edile sempre più green.