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Biglietteria Biennale di Venezia

Biglietteria per la Biennale, 1951-52, Giardini di Castello, Venezia.

La biglietteria dei Giardini della Biennale è un’opera poco nota di Carlo Scarpa, nonostante diverse migliaia di persone ci passino davanti ogni anno.

La biglietteria per l'ingresso ai giardini della Biennale di Venezia è stata realizzata da Carlo Scarpa nel 1951-52, in concomitanza della 26ª Biennale Internazionale d'Arte di Venezia, assieme al più noto cortile delle sculture del Padiglione Italia. Il piccolo manufatto è posto davanti all’attuale ingresso ai giardini espositivi e normalmente per visitarlo non serve pagare il biglietto per la mostra.

Non rientra tra le opere più blasonate del maestro e in rete non è facile reperire materiale in merito, a parte questo disegno sul sito del Ministero dei Beni Culturali, mentre su archiviocarloscarpa.it non è nemmeno citata tra le opere. Tuttavia rientra nel panorama degli allestimenti museali e dei padiglioni espositivi che ha caratterizzato in discreta misura l'opera dell'architetto veneziano. 

Anche se si tratta di una piccola biglietteria, peraltro inutilizzabile con gli odierni afflussi di visitatori alle mostre internazionali di arte o architettura che si tengono ogni anno a Venezia, la mano di Scarpa è inconfondibile.
L'uso dei diversi materiali e la precisione dei dettagli riporta ad altre sue opere più note, dalla Querini Stampalia a Castelvecchio, a quel fare artigiano, al disegnare per vedere e poi realizzare, senza apparente soluzione di continuità tra carta e cantiere.
Anche questa piccola biglietteria non si esime dal proporre rimandi figurativi che sono frutto di una sapiente manipolazione di immagini e memoria che si esprime nella raffinatezza del dettaglio e nella contestualizzazione dei materiali impiegati.

Carlo Scarpa artigiano di architettura

Vale la pena ricordare Augusto Capovilla, fondatore dell'omonima falegnameria veneziana, con cui Carlo Scarpa comincia a collaborare già nel 1935, per testimoniare di un sodalizio "artigiano" che porterà l'architetto a progettare la tomba di famiglia alla morte di Augusto nel 1943 e la falegnameria a restaurare, rimontare e ricollocare al suo posto la biglietteria nel 2006.
Proprio rimontata e ricollocata, così come era stata pensata, per star fuori tra la primavera e l'autunno (periodo delle esposizioni) e poi essere smontata e messa in magazzino. 
Come una barca in rimessaggio durante la brutta stagione: si staccano le vele che fanno da copertura, si smontano i tre "alberi" che le sostengono e si mette via tutto per quando farà bello.
Anche la forma lanceolata della copertura e della pianta ricordano una barchetta, come pure il legno bombato dei montanti e quello curvo del banco rimandano alla nautica, ma pure i ripiani ad uso dei bigliettai fanno pensare agli interni minimi ed essenziali di un'imbarcazione. 
Adesso non la si smonta più, durante l'inverno per proteggerla viene coperta.

Come per altre opere di Scarpa, bisogna porre particolare attenzioni alle connessioni e alle giunture, elementi studiati ad hoc, quasi affini all’immaginario dell’orologeria, che diventano ornamento del manufatto e spiegano come si comportano i suoi componenti proprio laddove vengono a interagire l’uno con l’altro.
In questo senso sono da leggere le doghe che reggono la vela innestate sulla struttura metallica, i contatti tra il basamento in cemento, il legno del banco e il vetro trasparente senza telaio sul fronte “pubblico”, mentre è invece intelaiato e traslucido nella parete di servizio.
Allo stesso modo i ganci metallici e le corde che tengono tese le vele, rendendole facili da smontare, instaurano un certo dialogo "marinaresco" con i rivestimenti lignei che addolciscono i tre montanti metallici, rendendoli meno freddi al tatto laddove le persone possono passare attraverso il tornello e al contempo preservano il legno dall’essere rovinato dal suolo, dal quale è sospeso, e dalla pioggia, dalla quale è riparato con un apposito coperchio.

Altri riferimenti:
https://www.carloscarpa.it/

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