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Chiesa di San Valentino

Progettata nel 1979 dall'architetto Francesco Berarducci (1924-1992)

La moderna chiesa di San Valentino è la parrocchia del Villaggio Olimpico e sorge in viale della XVII Olimpiade tra via Belgio e via Germania, a pochi metri dal viadotto di corso Francia.

La moderna chiesa del Villaggio Olimpico è dedicata a San Valentino, martire sepolto nelle omonime catacombe qui vicino (catacombe di San Valentino). Nei primi secoli dall’era cristiana, dopo l’Editto di Costantino il culto del martire era molto forte, la collina dei Parioli prospiciente il Tevere in cui le catacombe erano scavate era chiamata Monte San Valentino e la Porta del Popolo era chiamata Porta San Valentino.
La struttura portante della chiesa è in mattoni lasciati a vista, sia all’esterno che negli ambienti interni, scanditi da fasce e da blocchi di testata in travertino. Ne deriva un’immagine di un edificio apparentemente più antico del resto del quartiere, quasi un rudere e riportato a nuova vita.

La Chiesa di San Valentino non fa parte della progettazione iniziale del Villaggio Olimpico del 1960. Il cantiere si apre solo nel 1983 e, per espressa volontà dei cittadini, non è costruita nel lotto previsto dal piano originale del complesso che la voleva ubicata al termine di viale della XVII Olimpiade, al centro del Villaggio.

Questa chiesa, pur non abbracciando in pieno alcune della peculiarità del Villaggio Olimpico, come ad esempio la permeabilità visiva e funzionale del piano terra attraverso l’ utilizzo dei pilotis, mantiene un legame forte con il Villaggio. Del quartiere in cui è inserita, la costruzione fa proprio il rapporto tra spazi interni e spazi esterni e la dimensione a misura d’uomo. Anche la chiesa può essere considerata un laboratorio di verifica dell’idea di una nuova città, una città bassa, esclusivamente pedonale, dove anche il campanile della chiesa si commisura alla dimensione del pedone. Una serie di aperture, sia nel recinto perimetrale che nell’involucro della chiesa, permettono di guardare all’esterno e allo stesso tempo di farsi osservare come in una casa di vetro.

Nel 1979, Francesco Berarducci (1924-1992), l’architetto che ha progettato tra l’altro la sede RAI di viale Mazzini e il Centro di Produzione RAI di via Teulada, è incaricato della realizzazione del progetto. La scelta ricade su questo architetto in quanto in passato si era occupato di rendicontare le attività edilizie dell’Opera Pontificia a Roma e, studiando le parrocchie costruite nel Novecento, aveva messo in evidenza approcci progettuali non omogenei agli edifici intorno e e aveva affermato la necessità del ritorno ad un linguaggio delle forma che metta in risalto la serenità spirituale. Il modello di riferimento di Berarducci non è più l’architettura romana dei marmi e degli stucchi, ma quella romantica delle rovine dei monumenti.

La chiesa è progettata sovrapponendo a delle mura in mattoni travi e vetrate che danno luce e leggerezza a tutta la costruzione. La scarsa altezza dell’edificio e la muratura in mattoncini dialogano con il resto del Villaggio. La chiesa sembra uno scavo archeologico ed evoca il rapporto tra antico e moderno, come testimonia anche la sagoma di uno degli angeli di Ponte Sant’Angelo posta all’ingresso. Il progettista inoltre realizza anche le apparecchiature e simboli liturgici della chiesa.

L’impianto plano-volumetrico si basa su un modulo cubico di 2,20 m di lato con una complessa articolazione che nella varietà altimetrica delle murature vuol suggerire il carattere aperto, non finito o parzialmente demolito della costruzione e si sviluppa lungo un percorso interno, largo un modulo, che attraversa longitudinalmente l’interno complesso.

Il percorso, che costituisce la navata laterale della chiesa ad ovest, è affiancato da un corpo alto due piani e largo due moduli contenente spazi cellulari e ambienti di servizio, mentre ad est mette in collegamento una successione di cinque recinti alternati tra scoperti e coperti: il sagrato d’ingresso, l’aula della chiesa, il vuoto che divide quest’ultima dalla canonica, la canonica stessa e il grande vuoto per il gioco dei ragazzi. Si deve passare dalla chiesa per accedere agli altri ambienti.

Caratteristico è un piccolo chiostro, pieno di alberelli di arance, dal quale con delle scale si accede alle abitazioni dei sacerdoti. Oltre agli ambienti liturgici il complesso comprende una serie di aule didattiche e una grande sala attrezzata sotterranea.

L’aula della chiesa è attraversata in copertura da un percorso luminoso principale, che conduce il fedele dalla porta verso l’altare. Il pavimento della chiesa e del sagrato è costituito da lastre di peperino intervallate da elementi di travertino ed è attraversato da una fascia processionale variamente decorata che dall’esterno arriva fino all’altare.