Il protocollo LEED
Ipotesi di applicazione al social housing
1. La progettazione a basso impatto ambientale: necessità incondizionata
Come il cambiamento sociale incide sui modelli abitativi
Uno dei temi attuali più dibattuti è quello riguardante i problemi ambientali del nostro pianeta, la disattenzione dell’uomo e la velocità dei consumi e degli stili di vita che hanno progressivamente eroso la salute dell’ambiente che ci circonda. Tale situazione in un primo momento può apparire come insormontabile ma occorre fermarsi, riflettere e capire come iniziando dalle piccole cose, vi si possa porre rimedio. Poiché la disciplina architettonica si occupa di quegli stessi manufatti che costituiscono parte dell’ambiente antropizzato, è di fondamentale importanza partire da una più attenta progettazione, al fine di garantire un lento ma fondamentale cambiamento che porti benefici climatici, economici e vitali. Si tratta di quel modus operandi in grado di soddisfare le esigenze delle generazioni odierne senza compromettere il benessere di quelle future, instaurando un rapporto di equilibrio con l’ambiente circostante.
Negli ultimi anni la sempre maggiore consapevolezza della necessità di un rimedio utile a tutti ha portato i suoi frutti ma è solo l’inizio di un lento processo. Secondo i dati raccolti, il 40% delle emissioni di CO2 ed il 38% dei rifiuti sarebbero prodotti dagli edifici in cui viviamo, lavoriamo e trascorriamo la nostra esistenza. Di conseguenza appare chiaro come sia necessario un netto cambiamento del sistema economico da lineare a circolare. A partire dalla Rivoluzione Industriale infatti, siamo stati abituati a produrre, consumare e cestinare i beni dopo il primo ed apparente unico uso.
Occorre pensare alle risorse come ad una ricchezza da riutilizzare, ed allo stesso modo in edilizia la vita del manufatto deve prevedere la costruzione, l’utilizzo, il cambiamento ed il riutilizzo secondo fasi cicliche.
E’ inoltre di fondamentale importanza incentivare le ristrutturazioni e il recupero dell’esistente sfruttando materiali e soluzioni più volte, secondo un’ottica più versatile.
2. Il protocollo LEED: in cosa consiste
Date le premesse, è necessario far sì che i nostri edifici abbiano un valore aggiunto e non contribuiscano essi stessi alla progressiva distruzione dell’ambiente.
Esistono diverse misure per favorire l’aspetto green degli edifici ed una di esse è costituita dal programma di certificazione energetica LEED, il più diffuso a livello mondiale.
LEED (Leadership in Energy and Environmental Design) favorisce la sostenibilità applicata agli edifici coprendo tutte le fasi progettuali, a partire dal concept fino alla vera e propria realizzazione.
Nato negli USA negli anni ’90 attraverso lo USGBC (United State Green Building Council), si è diffuso in Italia a partire dal 2009 grazie a GBC Italia che ha adattato gli standard del protocollo americano ai modelli tecnico-normativi italiani utilizzando il sistema di misura internazionale.
Lo strumento permette di ottimizzare il rapporto tra il manufatto e l’ambiente circostante rispettando i parametri della progettazione sostenibile. Esso è strutturato in 7 sezioni organizzate in prerequisiti e crediti; mentre i primi sono obbligatori per la certificazione effettiva dell’edificio, i crediti possono essere scelti a seconda del singolo progetto e determinano il livello finale di certificazione: base (40-49 punti), argento (50-59 punti), oro (60-79 punti) e platino (80 punti e oltre).
Le sezioni che compongono il LEED sono le seguenti:
- Sostenibilità del Sito (1 prerequisito, 8 crediti – max 26 punti): analizza il rapporto edificio-contesto con l’obiettivo di contenere l’impatto delle attività di costruzione a favore di modalità e tecniche costruttive rispettose dell’equilibrio ambientale.
- Sostenibilità del Sito (1 prerequisito, 8 crediti – max 26 punti): analizza il rapporto edificio-contesto con l’obiettivo di contenere l’impatto delle attività di costruzione a favore di modalità e tecniche costruttive rispettose dell’equilibrio ambientale.
- Energia ed Atmosfera (3 Prerequisiti, 6 Crediti – max 35 punti): sostiene l’impiego delle fonti di energia rinnovabile ed il potenziamento delle prestazioni energetiche degli edifici.
- Materiali e Risorse (1 Prerequisito, 7 Crediti – max 14 punti): seleziona materiali ecocompatibili, promuove tecniche e modalità sostenibili a favore della riduzione dell’impatto ambientale dovuto ai trasporti.
- Qualità ambientale Interna (2 Prerequisiti, 8 Crediti – max 15 punti): si occupa del benessere psico – fisico all’interno degli ambienti, controllandone la qualità dell’aria, il consumo di energia e la salubrità.
- Innovazione nella Progettazione (2 crediti – max 6 punti): individua nuove soluzioni coerenti alla progettazione sostenibile.
- Priorità Regionale (1 Credito – max 4 punti): viene data attenzione alla specificità del sito in cui si colloca l’edificio in esame spronando i progettisti a considerarne le singole peculiarità.
Ogni progetto che aderisce al programma LEED verrà classificato in base al punteggio ottenuto. Quest’ultimo è strettamente legato all’approccio più o meno fedele ai criteri di sostenibilità adottati in fase progettuale. Il livello Platino è considerato il più alto che si possa raggiungere ed è quindi indice di un’ attenta ed ottimale progettazione condotta in maniera coerente agli obiettivi prefissati.
3. Gli standard LEED in Italia
Attualmente in Italia il protocollo viene applicato secondo due schemi :
- LEED Italia Nuove Costruzioni e Ristrutturazioni
Frutto di una rielaborazione modellata sul sistema normativo italiano ed adattata alle esigenze
del mercato edile nazionale. Riconosciuto a livello globale, fa parte dei sistemi di rating LEED. - GBC Home Edifici Residenziali
Riferimento per il mercato residenziale italiano, GBC HOME è lo standard adottato nel nostro
paese. A partire dal modello americano applicato all’edilizia residenziale, il sistema in Italia è
di tipo volontario ed ha l’obiettivo di assicurare il benessere socio – economico dei futuri fruitori.
Il territorio italiano negli ultimi anni ha registrato un crescente numero di progetti certificati
LEED, più di 400 edifici con una superficie totale di 5,3 milioni di mq.
Le aree più attive in merito sono rappresentate dalla Lombardia, dal Trentino Alto Adige e
dal Lazio, regioni dove le Amministrazioni Pubbliche si sono impegnate maggiormente in
termini di sostenibilità. Se la progettazione fosse più attenta al rispetto dell’ambiente ed all’uso
intelligente delle risorse, oltre a minimizzare l’impatto sul territorio, fornirebbe un valore
aggiunto al manufatto che si collocherebbe così in una fascia alta del mercato edilizio.
Ne risulterebbe così, un elevato risparmio energetico, la riduzione dei rifiuti in fase di costruzione,
il risparmio economico ed il benessere psico-fisico dei futuri fruitori.
Di seguito analizziamo due casi studio italiani che si collocano tra i primi edifici certificati su territorio nazionale.
Esempio certificato LEED Italia: Tortona 33, Milano
Risultati:
Rating System: LEED NC
Rating Date: 2009
Score or Rating Result: Platinum
Collocandosi tra i 16 edifici italiani che hanno ottenuto il livello Platinum nella certificazione del Green Building Council americano, l’edificio in Via Tortona 33 a Milano, ha guadagnato 87 punti su 110 del rating system. Si tratta di una ristrutturazione attenta alla sostenibilità ambientale e finalizzata a raggiungere alti livelli di efficienza energetica, oggi considerata esempio virtuoso di conservazione e riqualificazione del patrimonio edilizio urbano.
Dal punto di vista delle scelte progettuali, sono state mantenute le componenti strutturali, optando per un rifacimento ex novo degli ambienti interni e delle componenti tecnologiche.
E’ stata data particolare attenzione allo studio degli interni concepiti con un occhio di riguardo verso le esigenze del singolo futuro fruitore; la progettazione è stata condotta con un’attenzione particolare all’aspetto sociale che ha come obiettivo il benessere dei dipendenti che occuperanno gli spazi del nuovo edificio. Questi ultimi infatti sono stati chiamati in causa durante le prime fasi del progetto e coinvolti in una serie di workshop finalizzati ad individuare gli elementi fondamentali allo spazio lavorativo. Grazie alla scelta di procedere in modo “partecipato” è stata riscontrata la necessità di assicurare agli spazi interni privacy ed allo stesso tempo socializzazione e collaborazione tra colleghi. Al fine di assicurare tali esigenze la scelta ha previsto un ambiente continuo che intervalla spazi semi chiudibili, chat box e buzz room capaci di integrare attività individuali e di concentrazione a momenti di confronto e collettività.
Inoltre è stato condotto un attento studio del colore da destinare agli ambienti interni poiché snodandosi l’uno dall’altro senza divisioni materiali, ne ha permesso una distinzione “spontanea”.
E’ così che la hall di accoglienza si tinge di arancio, simbolo di energia e socializzazione mentre i corner relax vestono di bianco o di verde per infondere tranquillità e pace durante le pause della giornata lavorativa.
Il progetto di retrofit si è posto come obiettivo quello della leggerezza e della trasparenza complessiva, e per questo, sono state scelte ampie superfici trasparenti ed un ingombro esiguo dei componenti metallici di sostegno.
La facciata del manufatto è costituita da moduli di varie dimensioni, tutti in vetro temprato e stratificato, ancorati alla struttura in acciaio inox costituita da un sistema di tiranti e pinne.
Elemento di fondamentale importanza è l’atrio di ingresso dell’edificio, con la sua forma irregolare e completamente vetrato, appare un elemento casuale accostato al complesso. La fase costruttiva è stata condotta nel rispetto ambientale e nell’ottica della minimizzazione dei consumi energetici: gran parte dei materiali adoperati è di riciclo e proviene da aziende locali ed i rifiuti da costruzione sono stati destinati al futuro riciclo. Inoltre alcune misure adottate garantiscono ottime prestazioni energetiche a basso costo; il recupero delle acque di falda, i pannelli radianti a soffitto che garantiscono il comfort termico interno, il tetto verde che mantiene ottimale la temperatura dell’edificio.
Fonte immagini: www.infobuildenergia.it – http://faces.engineering/it/tortona-33/
Esempio certificato LEED Italia: Building 01, B01, Energy Park, Vimercate (MI)
Risultati:
Rating System: LEED NC
Rating Date: 2009
Score or Rating Result: Platinum
In Italia il primo edificio certificato LEED Platinum è il Building 01; collocato nel parco tecnologico di Vimercate, in Brianza, ha ottenuto un punteggio pari a 84/110. Si tratta di un edificio di 12.000 mq che comprende soluzioni architettoniche attente al risparmio energetico ed alla sostenibilità economico-ambientale. Il complesso è costituito da cinque aree adibite ad uffici, magazzini, laboratori, sale ed un auditorium; una hall centrale raccorda i vari ambienti e costituisce il nucleo principale della struttura.
La riduzione dei consumi, il riciclo delle acque, l’uso di materiali ecologici ed il massimo sfruttamento dell’illuminazione naturale, sono solo alcune delle caratteristiche che hanno reso l’edificio sostenibile al 100%. Gli accorgimenti tecnologici e le soluzioni architettoniche hanno permesso al manufatto di collocarsi nel contesto in maniera coerente e poco impattante, facendogli guadagnare svariate premiazioni in ambito energetico.
I materiali utilizzati sono in gran parte materiali di recupero e provengono da aziende locali; il legno impiegato è certificato e controllato. Inoltre in fase di cantiere alcune scelte hanno permesso di ridurre l’inquinamento e gli sprechi, coerentemente al modello progettuale adottato, totalmente sostenibile a partire dal concept fino alla fase esecutiva.
Alla base si pone un’attenta analisi dei potenziali consumi energetici e dell’ottimizzazione degli stessi al fine di migliorare le prestazioni di un edificio standard. Il risultato è stato una riduzione degli sprechi di energia pari al 25% rispetto ad un edificio qualsiasi.
Vediamo ora le soluzioni tecniche che hanno contribuito al raggiungimento dei risultati ottenuti:
- sistema idrico per la raccolta ed il riciclo delle acque piovane riutilizzate per gli ambienti sanitari interni e per l’irrigazione degli spazi verdi circostanti;
- applicazione del protocollo internazionale DALI (digital addressable lighting interface) per la gestione dell’illuminazione. La luce viene regolata a seconda della disponibilità di quella naturale permettendo la minimizzazione degli sprechi ed il risparmio economico;
- ottimizzazione della qualità dell’aria attraverso sistemi di trattamento specifico che garantiscono il benessere ambientale dei fruitori;
- flessibilità e controllo semplificato del sistema termico grazie alla scelta dell’impianto centralizzato ad alta efficienza che permette di soddisfare le esigenze in diversi ambienti interni;
- inserimento di una vasta superficie fotovoltaica sul tetto grazie alla quale viene prodotto il 2,3% dell’energia elettrica necessaria all’edificio;
- risparmio economico per la gestione e manutenzione di superficie grazie all’inserimento in facciata di pannelli autopulenti;
- utilizzo di energia certificata e proveniente da fonti rinnovabili;
- incoraggiamento ad utilizzare veicoli a basse emissioni.
L’obiettivo dell’intero progetto è stato quello di minimizzare l’impronta ecologica del manufatto e grazie alle attente analisi ed alle scelte tecnologiche intelligenti, sono stati ottenuti ottimi risultati.
Fonte immagini: www.unifor.it
4. Ipotesi di LEED applicato al social housing
Attualmente la concreta applicazione del protocollo LEED riguarda per lo più realtà appartenenti al settore terziario o alle residenze private di piccole e medie dimensioni. Ciò che ne risulta è la completa assenza di esempi di social housing certificati, fenomeno ascrivibile alla mancanza di una sezione LEED dedicata. Tuttavia è possibile ipotizzare un’estensione del protocollo cosicché esso possa essere applicato a realtà abitative alternative quali co-housing e social housing.
A partire dall’analisi di un numero di casi studio “social” risulta che alcuni crediti e prerequisiti presenti nell’attuale protocollo verrebbero tenuti presenti più di altri e che gli stessi spesso accomunano molti progetti. In seguito vengono analizzati i prerequisiti fondamentali per una corretta applicazione del protocollo all’interno delle unità abitative di housing sociale; alcune soluzioni sono ipotizzate al fine di contribuire ad una corretta progettazione con l’obiettivo di inserire coerentemente l’edificio nel contesto, mantenendo un particolare occhio di riguardo per l’aspetto sociale.
SS 4 : TRASPORTI ALTERNATIVI
Il primo prerequisito riguarda l’utilizzo del trasporto alternativo alle automobili che potrebbe essere potenziato rendendo accessibili a tutti le fermate dell’autobus collocate nelle vicinanze dei social housing. Inoltre potrebbe risultare utile l’inserimento di pensiline per l’attesa del bus che siano interattive e che aiutino i fruitori a raggiungere le loro mete in maniera rapida e condivisa.
Infatti in un contesto dove la socializzazione viene posta in primo piano, l’idea di collegare la rete dei bus con il car pooling più vicino, non solo risolverebbe il problema del traffico e dei ritardi dei mezzi pubblici, ma favorirebbe l’interazione tra individui nel rispetto dell’ambiente.
Altra soluzione intelligente potrebbe essere rappresentata dai parcheggi centralizzati interrati: essi oltre a contenere un numero di auto minori, così da inquinare meno e spingere alla condivisione dei mezzi i coinquilini, collocandosi nel piano interrato non occupano spazio al piano di calpestio che può essere così sfruttato per servizi comuni e zone a verde. Entrambe le scelte garantirebbero la diminuzione dell’inquinamento e la condivisione dei mezzi di trasporto, a favore del risparmio economico e dell’aumento della socializzazione.
SS 5 : SVILUPPO DEL SITO
Dall’analisi emerge che gli edifici presi in considerazione sono stati progettati coerentemente al contesto nel quale si collocano, rispettando le altezze e le distanze di pertinenza, riproducendo uno schema morfologico e spaziale simile alla preesistenza, scegliendo materiali locali e collocando, quando possibile, specie vegetali ed alberature autoctone. Ciò favorisce l’armonia d’insieme e garantisce una discreta qualità fisico-ambientale. Dal punto di vista degli spazi aperti circostanti l’edificio, essi sono direttamente vincolati alla tipologia edilizia poiché quest’ultima genera spazialità e conseguenti rapporti diversi tra i vicini.
Nel caso in cui siano presenti corti interne, esse possono essere più o meno permeabili verso l’esterno: vi sono corti chiuse riservate ai soli abitanti dell’edificio, corti flessibili che a seconda dell’orario si aprono all’esterno ed ancora spazi aperti antistanti gli edifici che accolgono persone che giungono da tutta la città. A seconda della permeabilità si creano così flussi e scambi più o meno densi.
Lo spazio aperto però non è caratterizzato solo dal piano di calpestio, bensì sono numerosi gli spazi aperti in quota sfruttati oggi per gli usi più svariati : ballatoi che funzionano come accesso agli appartamenti, passaggi “obbligati”, terrazze e logge in cui organizzare feste e cene tra coinquilini.
Si tratta di luoghi dove inaspettatamente si crea socialità attraverso i gesti quotidiani, e divengono talvolta poli attrattori, talaltra continuum tra gli ambienti interni e il contesto esterno.
SS 6 – SS 7 – MR5 – MR 6 – QI 6 – QI 8 : GESTIONE DELLE ACQUE, ENERGIA E ATMOSFERA, MATERIALI E RISORSE, QUALITA’ AMBIENTALE INTERNA
Dal punto di vista del risparmio energetico, viene data grande attenzione alle soluzioni da scegliere anche in vista della corretta gestione futura. Elemento importante è il controllo della qualità delle acque meteoriche ed il loro riciclo; grazie ad alcune soluzioni come gli stormwater box e i planter box è possibile recuperare un quantitativo di acqua sufficiente ad irrigare gli orti urbani e gli spazi verdi annessi al social housing. La scelta intelligente di impiegare materiali di colore chiaro, riflettenti, evita il surriscaldamento di aree che hanno come fine quello di accogliere grandi flussi e favorire il libero passaggio. Inoltre la collocazione di aree verdi ed alberature, garantisce il comfort termico e migliora l’estetica del luogo. Anche l’illuminazione è un tema importante e la corretta progettazione ne permette un uso ottimale; lo sfruttamento della luce naturale, grazie ad un corretto orientamento dell’edificio, previene inutili sprechi, assicurando salubrità agli ambienti interni.
IP : INNOVAZIONE NELLA PROGETTAZIONE
Nel caso di realtà abitative che si distinguono sul mercato immobiliare proprio per i valori sociali che ne stanno alla base, è necessario garantire il libero flusso di persone e l’interscambio, evitando diaframmi fisici che possano in qualche modo ostacolare l’incontro. Per questo motivo la flessibilità dello spazio interno ed esterno è di fondamentale importanza, poiché soddisfa le necessità mutevoli di un’utenza sempre più dinamica. E’ fondamentale poi, che i cittadini partecipino attivamente allo sviluppo degli spazi che vivono tutti i giorni, facendosi auto produttori di energia rinnovabile, partecipando ad attività sociali per il quartiere, migliorando la qualità degli spazi verdi che sono proprietà collettiva. A tal fine esistono numerose soluzioni per incentivare eventi di tipo aggregativo, come strutture ricreative ( gazebo, barbecue, angoli conviviali ), arredo urbano interattivo, orti urbani.
L’analisi e la proposta di ampliamento del protocollo applicabile, nel caso specifico, alla realtà dell’housing sociale, non deve rimanere mera utopia atta a fare guadagnare “punti” al progetto, bensì dev’essere linea guida concreta. Il fine ultimo è quello di garantire benessere reale all’utenza, mantenendo un particolare occhio di riguardo all’aspetto sociale che è il perno attorno cui ruota l’esistenza stessa del social housing.
Le proposte innovative sono state generate con l’obiettivo di sfruttare lo spazio aperto collettivo, favorire la socializzazione in esso, rendere attivamente partecipi i fruitori tendo ben saldo l’obiettivo LEED di massimizzare le prestazioni energetiche dell’edificio e ridurne l’impatto sull’ambiente circostante.
IMMAGINI: le tabelle sono state prodotte in forma sperimentale in occasione della tesi di laurea personale riguardante lo studio dei modelli abitativi di social housing e del possibile sviluppo di una sezione LEED dedicata.