Che cos’è il LOD nel BIM?

Il LOD indica il livello dello sviluppo progettuale di un modello BIM

Che cos’è il LOD nel BIM?

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BIM news

Pubblicato il

15 Novembre 2021

Il LOD (Level Of Development) rappresenta lo scendere di scala, dai volumi edilizi al dettaglio costruttivo, per approfondire e raffinare il progetto, o solo alcune sue parti di particolare importanza.

Il mondo del BIM è ricco di acronimi, un po’ perché ha una forte e necessaria propensione all’innovazione e all’internazionalità, un po’ perché, come in altri settori, le definizioni e le classificazioni di origine statunitensi o britanniche la fanno da padrone.

Che piacciano o meno, alcune di queste sigle sono necessarie, perché nel tempo sono diventate parte integrante del paradigma BIM, mentre altre non sono poi così vitali.

Una di quelle importanti è certamente il LOD (Level Of Development), uno standard definito dall’AIA  (American Institute of Architects) che funge da riferimento per i professionisti del settore AEC (Architecture Engineering Construction), quella che noi chiamiamo industria delle costruzioni e del FM (Facility Management) che può chiamare in causa anche la gestione del manufatto durante il suo esercizio e il suo ciclo di vita.

Quando si parla di LOD si fa riferimento a una classificazione della quantità di informazioni, grafiche e non, che caratterizza un progetto, o che viene richiesta per un dato progetto. Si parte dal livello più generico fino alla verifica in cantiere tra progetto e costruzione, ma ci si può spingere anche oltre, alla manutenzione che copre tutto il ciclo di vita dell’edificio.

Attenzione a non confondere Level Of Development con Level Of Detail, perché, anche se l’acronimo resterebbe uguale, la differenza c’è, perché il secondo è funzionale al primo.

Il progetto BIM raggiunge un dato Livello di Sviluppo (che può essere richiesto da committenza, o concorso) quando è elaborato ad un dato Livello di Dettaglio.
Questo aumenta man mano che il modello raffina i suoi elementi geometrici e non, ossia le informazioni, quelle che caratterizzano la “I” del BIM e che portano questa metodologia progettuale oltre la modellazione 3D, per poter contemplare l’intero ciclo di vita del manufatto attraverso la definizione di tempi (4), costi (5), manutenzione (6) e sostenibilità dell’opera (7). Per questo talvolta si può sentir parlare delle 7D del BIM.

Differenze e analogie tra LOD made in USA, UK e Italia: le norme UNI 11337-4

In Italia si è cercato di far tesoro delle definizioni altrui elaborate in precedenza. Cambia la nomenclatura, meno la sostanza, che riguarda sempre quanto è raffinato un singolo oggetto in una data fase progettuale, o di manutenzione in particolare nelle norme italiane.

In Inghilterra si scende di scala partendo dal LOD 1 Preparation and Brief, poi si passa al 2 Concept, a questo corrisponde il livello LOD 100 americano, le due scale procedono poi più o meno alla pari.
In Italia, per cercare di non aggiungere confusione, si utilizzano le lettere al posto delle unità e delle centinaia: si parte dal LOD A per l’oggetto simbolico e si arriva al LOD G che riguarda l’oggetto aggiornato, cioè la manutenzione del costruito e quindi il suo aggiornamento nel modello BIM.

Una tabella comparativa può essere d’aiuto, anche per rilevare alcune differenze di sensibilità tra gli Stati Uniti e l’Europa, dove si pone più attenzione anche alla manutenzione dell’edificato. Questa fase non prevede modifiche di tipo geometrico al modello (se non minime), quanto l’adeguamento delle informazioni relative a singoli elementi durante il loro ciclo di vita.

LOD REGNO UNITOLOD USALOD ITALIA
LOD 1 Preparation and Brief LOD A Oggetto Simbolico
LOD 2 ConceptLOD 100 ConceptLOD B Oggetto Generico
LOD 3 Developed DesignLOD 200 Developed DesignLOD C Oggetto Definito
LOD 4 Technical DesignLOD 300 DocumentationLOD D Oggetto Dettagliato
LOD  5 ConstructionLOD 350 ConstructionLOD E Oggetto Specifico
 LOD 400 Construction 
LOD 6 HandoverLOD 500 FacilitiesLOD F Oggetto Eseguito
LOD 7 Maintenance LOD G Oggetto Aggiornato

Al di là dei piccoli disallineamenti, si nota come le norme italiane facciano riferimento a oggetti, cioè agli elementi che costituiscono il progetto e non a definizioni che riguardano più genericamente il suo stato di avanzamento.

Progettare e monitorare il ciclo di vita dell’edificio e dei file del suo modello digitale BIM

Tornando all’ultima riga della tabella, ossia al tema della manutenzione, si pone facilmente anche la questione dell’aggiornamento dei file BIM tra versioni diverse dello stesso software, o anche della migrazione tra software diversi.

La vita e l’esercizio di un immobile hanno tempi biblici rispetto all’evoluzione quasi annuale delle applicazioni con cui sono stati progettati. Pensare di rimettere le mani su un file fatto 10-15 anni prima su computer che sono ormai diventati quasi dei pezzi da museo, può non essere cosa semplice.
Anche in questo senso serve programmare la vita dell’edificio, non solo nella sua componente fisica, ma anche in quella digitale in modo da non trovarsi un giorno con dei file che per qualche motivo non si riescono più ad aprire, oppure si aprono, ma con sostanziose perdite di informazioni, soprattutto di quelle non geometriche.

Fortunatamente al crescere della complessità dell’edificio e del suo esercizio, scende la probabilità che passi troppo tra le varie modifiche dei suoi file BIM. Se si pensa a un ospedale, o ad altri edifici pubblici come musei o scuole, ma anche a uffici di grosse dimensioni, solo la sostituzione dei corpi illuminanti, le revisioni delle apparecchiature antincendio, o le modifiche di destinazione d’uso di alcuni vani, dovrebbero lasciar presupporre aggiornamenti del modello digitale soggetti a una periodicità molto più ristretta rispetto all’edilizia residenziale.

Fonte dell’immagine di copertina all’inizio del testo: https://www.progettiamobim.com

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