Natura nell’architettura
L’ambiente costruito si veste di verde
Uno dei temi più dibattuti ed affrontati negli ultimi decenni è senza dubbio quello riguardante la sostenibilità e la sua applicazione in tutti i campi dello scibile.
Nello specifico, in architettura, la progettazione sostenibile è diventata uno dei principi cardine che ha guidato il lavoro di moltissimi maestri del settore, i quali hanno dato un importante contributo alla conoscenza del rapporto tra edificio ed ambiente, non più inteso solamente come mero concetto.
Tuttavia, è bene non confondere l’architettura sostenibile con quella biofilica. Si tratta infatti, di due approcci simili per principi ma differenti per attori che vi concorrono.
Se la prima pone l’edificio in stretta dipendenza con l’ambiente, la seconda si focalizza sulla relazione ambiente antropizzato – ambiente naturale e quindi ha come fine ultimo quello di recuperare il rapporto uomo-natura.
Attenzione per l’ambiente
Il progresso scientifico e tecnologico odierno ha permesso a tutti di maturare una maggiore consapevolezza dell’importanza che l’ambiente costruito esercita sul nostro pianeta.
Per questo motivo, tra i principi cardine alla base della progettazione degli ultimi anni, si colloca il rispetto del manufatto inserito nel contesto specifico.
Al fine di restituire alle generazioni future un ambiente antropizzato che non impatti in modo negativo sull’ecosistema, si è reso necessario progettare gli edifici secondo specifiche linee guida. Prima tra tutti, la gestione intelligente dell’energia e lo sfruttamento delle risorse rinnovabili, seguono l’impiego di materiali naturali e locali, finalizzati al contenimento dei costi e delle emissioni di Co2.
Tuttavia, oltre ad essere molto importante operare secondo i criteri della sostenibilità, si rivela indispensabile porre attenzione anche alle esigenze dell’uomo e alla sua buona salute.
L’obiettivo è quello di garantire ai cittadini, i quali vivono ogni giorno l’ambiente costruito, spazi salubri che siano in grado di favorire il benessere attraverso l’inserimento di aree verdi, giardini verticali, orti, spazi ludici dotati di piante e zone ricreative finalizzate alla socializzazione dei condomini nelle residenze e dei lavoratori negli uffici e nelle aziende. Si tratta di un modus operandi che risulta essere già molto diffuso in alcuni paesi asiatici e che in Italia sta arrivando con ritardo.
Il verde nell’architettura
Architettura green, verde nell’architettura e ancora integrazione verde-edificio, sono tutti concetti accomunati dallo stesso significato e dai medesimi obiettivi.
Alla base, il principio di una progettazione che schiude all’esterno i manufatti, aprendo le pareti perimetrali verso terrazze e spazi verdi che si sviluppano in elevato e rendono l’involucro più permeabile.
Integrazione tra ciò che è artificiale e ciò che proviene direttamente dall’ambiente naturale: una fusione volta a favorire la coesione sociale, il benessere psico-fisico e la connessione con la natura per alleviare i rischi da impatto del costruito ed accrescere la biodiversità.
Le nuove tecnologie prevedono un’integrazione intelligente del verde all’edificio, dove le specie vegetali non sono meri elementi decorativi ma soluzioni in grado di rendere l’aria più pulita, di migliorare il clima all’interno degli ambienti vissuti e di recuperare una socialità orientata ad incentivare le attività legate al mondo naturale. Inoltre, è provato come i modelli abitativi di questo tipo abbiano un particolare impatto sociale: sfuma l’idea di residenza come blocco costruito e destinato ad un’unica funzione. Le persone sono desiderose di abitare in spazi che diventano condivisi, dove lo scambio e l’aggregazione la fanno da padrone e grazie ai quali aumenta la qualità della vita.
Occorre tuttavia, non confondere due soluzioni sempre più impiegate e simili tra loro: il verde verticale con il verde pensile. La pria tipologia si sta diffondendo nei contesti urbani, in corrispondenza delle pareti verticali degli edifici. Si tratta di soluzioni dalla facile gestione che prevedono l’installazione di specie vegetali radicate in sistemi ancorati all’involucro edilizio, aventi un sistema idrico autonomo. Questo tipo di verde contribuisce al miglioramento del micro clima interno dell’edificio e all’aumento della qualità dell’aria in città.
Il verde pensile invece, consiste nella ricreazione di un vero e proprio ambiente naturale all’interno di zone prive di terreno naturale. La sua manutenzione è più complessa, in quanto occorre gestire gli strati che compongono il sistema, al fine di sviluppare le specie vegetali.
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Biofilia: un modus vivendi
Risulta quindi chiaro come l’architettura sostenibile rappresenti ormai necessità e quasi prassi ma è bene puntualizzare come la stessa si occupi prevalentemente del rapporto che il manufatto deve avere con il contesto, trascurando in parte il benessere della persona.
Quest’ultimo viene favorito dalla consapevolezza di come l’edificio debba contenere al suo interno soluzioni pensate e misurate sull’uomo. La progettazione condotta secondo questo ultimo principio genera e sviluppa esempi di architettura biofilica.
La “biofilia”, dal greco βίος= vita e φίλος = amico, indica l’amore per la vita e per la natura intesa come necessità primaria dell’esistenza umana. A partire da tale concetto deriva il senso intrinseco della progettazione biofilica, ovvero quello di restituire al fruitore ambienti sani e in connessione con il mondo naturale, attraverso la scelta di materiali ecocompatibili, di ampi serramenti che facciano fluire la luce naturale, di piante collocate nello spazio esterno ed interno dell’edificio.
Spazio aperto in quota dove l’impiego dei materiali naturali la fa da padrone.
Seguendo queste semplici linee guida sarà possibile ottenere ambienti più vicini a quelli naturali e con una qualità maggiore rispetto agli standard di quelli antropizzati. È risaputo infatti, quanto la presenza di specie vegetali nella vita quotidiana possa portare benefici dal punto di vista psico-fisico, favorendo un vero e proprio processo rigenerativo. Si tratta di recuperare il rapporto uomo-ambiente, troppo spesso perduto nelle realtà cittadine e metropolitane, attraverso l’inserimento di elementi naturali negli edifici e negli spazi urbani, secondo un approccio progettuale di tipo ecologico.
A tal fine, in modo simile alla progettazione sostenibile, condotta analizzando l’ambiente costruito secondo scale di valutazione (LCA, EDP, Ecolabel), per l’architettura biofilica si può fare riferimento al BQI (Biophilic Quality Index). Tale indice permette di analizzare l’edificio in relazione al contesto ed in ogni sua componente esterna e interna. Verrà valutato il manufatto inserito nell’ambiente per la sua esposizione ed il suo orientamento, le singole aree interne con la destinazione d’uso e la loro posizione, il livello di permeabilità degli spazi rispetto all’esterno e la visibilità sul contesto circostante. E ancora, l’illuminazione naturale e la qualità dell’aria, la presenza di specie verdi e l’uso di materie naturali e locali.
Sarà bene inserire, quando possibile, orti e giardini che, oltre a migliorare le condizioni abitative, favoriranno il benessere del singolo e la socializzazione con gli altri. Risulta interessante quanto un modello di questo tipo abbia effetti terapici e possa essere utile anche in contesti differenti da quelli residenziali come ad esempio le strutture ospedaliere e i complessi abitativi per gli anziani. Infatti, alcuni recenti studi hanno dimostrato come l’attività ricreativa all’aria aperta ed il giardinaggio abbiano influssi benefici anche sulla salute individuale e collettiva.
In conclusione, sono molteplici i vantaggi di questo tipo di approccio alla progettazione architettonica: quello che si ottiene è un netto miglioramento delle condizioni climatiche interne e della qualità dell’aria oltre all’aumento del benessere dell’utenza. Banale precisare come l’architettura biofilica vada di pari passo con la sostenibilità, in quanto essa è sia in grado di ridurre l’inquinamento e l’effetto “isola di calore” sia di incentivare il risparmio energetico e di conseguenza quello economico.
Realizzazioni
Abbiamo ormai compreso quanto sia importante che la progettazione consideri numerosi aspetti legati al recupero del rapporto uomo-ambiente-edificio. Tuttavia, non tutte le zone del pianeta hanno il privilegio di godere di edifici progettati ad hoc per l’uomo e nel pieno rispetto dell’ambiente.
Alcuni paesi vantano il primato mondiale in termini di architettura con il verde integrato, uno di questi è la Malesia con i suoi spettacolari edifici costruiti a Singapore.
Moshe Safdie – Jewel Changi Airport, Singapore, 2019
Un mix di funzioni differenti e di natura inserita nel manufatto: un aeroporto unico nel suo genere, il quale ospita una delle cascate d’acqua più alte al mondo. Il Jewel Changi Airport, progettato da Moshe Safdie è uno dei più celebri esempi di architettura biofilica, grazie all’inserimento al suo interno di passeggiate nel verde e soluzioni tecnologiche volte alla connessione con la natura. L’edificio vanta una pelle trasparente che, oltre ad utilizzare vetri ad alte prestazioni, garantisce l’afflusso abbondante di luce naturale negli spazi e favorisce la crescita delle piante e delle specie vegetali presenti al suo interno.
Queste ultime costituiscono un vero e proprio bosco distribuito su cinque piani, in corrispondenza degli spazi terrazzati e formato da molteplici tipologie di piante ed arbusti. L’edificio prevede anche un impianto di recupero idrico: le vasche di accumulo sono finalizzate allo sfruttamento delle acque meteoriche che filtrano dall’oculo aperto sul tetto e vengono utilizzate per la cascata e per l’irrigazione degli inserti verdi. Il microclima interno viene mantenuto in condizioni ottimali per le piante, attraverso le aperture in facciata e sulla sommità dell’edificio, oltre ad un sistema di areazione trattata.
Bjarke Ingels GroupCarlo Ratti Associati – CapitaSpring, Singapore, 2019
Un edificio distribuito in altezza, risultato della lunga rifunzionalizzazione di un’area che ospitava un parcheggio ed un mercato alimentare al coperto. Oggi, il grattacielo viene concepito come polmone verde, la particolarità del quale consiste nell’organizzazione delle specie vegetali al suo interno, le quali hanno dimensioni decrescenti verso l’alto. La scelta nasce dal fatto che la chioma delle piante cresce più velocemente se a diretto contatto con i raggi solari. Si tratta di una sorta di piramide green che parte da una base che ospita una piazza e si sviluppa lungo percorsi sospesi in altezza.
Definiti come “nuovi giardini pensili” di Singapore, al loro interno ospitano ambienti aventi funzioni diverse: uffici, esercizi commerciali, angoli per la ristorazione, residenze e molte aree verdi fruibili da tutti. Queste ultime, sono caratterizzate dal tetto-giardino e da vere proprie oasi interne all’edificio, che si fondono con equilibrio agli ambienti, creando percorsi e sentieri finalizzati a trasmettere la sensazione di trovarsi immersi nella natura.
Per visualizzare il disegno tecnico di un tetto giardino clicca qui
Il caso italiano
E se tutto questo diventasse una realtà diffusa anche in Italia? Cosa ci si dovrebbe aspettare in un paese ricco di storia, dove l’ambiente costruito è il risultato di un’attività millenaria e dove oggi si sta diffondendo, con un po’ di ritardo, l’idea di un’architettura sostenibile e pensata per l’uomo, la quale rappresenta poi lo scopo stesso dell’architettura?
Certa è l’importanza di recuperare un rapporto attivo con la natura, soprattutto all’interno di contesti urbanizzati dove la qualità della vita spesso sta diminuendo, in favore di spazi sempre più densi e omologati.
La sfida più grande consiste nel favorire la diffusione del verde in architettura, servendosi delle tecnologie più avanzate ma con un occhio sempre attento al passato e agli archetipi del luogo. Snaturare un ambiente infatti, vuol dire produrre una conseguente reazione nelle persone che vivono quell’ambiente. Occorre quindi rivisitare in chiave green la tradizione architettonica di un paese tra i più ricchi di storia, al fine di innalzare il livello di comfort dell’utenza e garantire ambienti più salubri e condivisi da tutti.
Talvolta, è bene ammettere che i grattacieli polifunzionali offrono sì molteplici servizi ma rispecchiano poco l’idea del recupero di uno stile di vita più lento e salubre di cui tutti oggi avremmo bisogno. È l’idea di una quotidianità meno frenetica, dove anche il lavoro può diventare attività piacevole e condotta in spazi aperti e verdi.
Quest’ultimo concetto è simile a ciò che ha generato “Welcome feeling at work” realtà che dovrebbe approdare in territorio italiano grazie alla maestria dell’architetto giapponese Kengo Kuma e all’esperienza del biologo Stefano Mancuso.
Una nuova idea di spazi lavorativi concepiti non solo per ottimizzare le prestazioni dei dipendenti ma anche per migliorarne la vita e favorirne la socialità.
A partire dalla riqualificazione della zona industriale meneghina dell’ex Rizzoli, il progetto prevede la realizzazione di un manufatto nel quale il verde si integra, completa e dà valore al complesso di uffici. Un modus operandi di tipo biofilico che non solo dimostra coerenza d’intenti, attraverso l’utilizzo reale di materiali naturali ed energie rinnovabili, ma favorisce anche una nuova mentalità filo-naturale per chi frequenterà gli spazi progettati in questo modo.
È quindi fondamentale che l’attività edile ponga al centro l’uomo, il quale deve ritrovare l’equilibrio con sé stesso e con l’ambiente che lo circonda, grazie al contatto visivo, tattile ed olfattivo con il verde, in un mondo dove la lentezza, la qualità e la salute passano troppo spesso in secondo piano.
In copertina: EDEN tower in Singapore by Heatherwick Studio – Foto di: Andrew Tan/luxplush