Gli usi temporanei degli spazi urbani

Una valida risposta alle esigenze della città del futuro

Pianificare gli spazi della città

Articolo di

Categoria

Urbanistica

Pubblicato il

19 Settembre 2024

Sempre più spesso nell’ambito degli interventi di rigenerazione urbana si sente parlare di usi temporanei. Si tratta cioè di quegli interventi che non comportano un mutamento della destinazione d’uso dei suoli e delle unità immobiliari interessate. Il fine è quello di agevolare l’utilizzo temporaneo di immobili da dismettere o in via di dismissione e in attesa di una funzione definitiva. Questo approccio individua nell’uso temporaneo una valida risposta alle esigenze della città del futuro.

Gli usi temporanei attualmente sono normati dal Dpr 380 del 2001, Testo Unico Edilizia. Attualmente si declinano in numerosissime pratiche virtuose legate soprattutto all’attivazione di processi di rigenerazione urbana e di riqualificazione di aree urbane degradate. Questa nuova prospettiva un importante ruolo per lo sviluppo economico, sociale, culturale e ambientale per le aree interessate.

È importante comprendere che gli usi temporanei non comportano cambi di destinazione d’uso. Il Testo Unico specifica che i comuni all’interno possono consentire l’utilizzazione temporanea dei beni per usi diversi da quelli previsti dal vigente strumento urbanistico. Nell’articolo 23-quater del Tu – si specifica che un uso temporaneo può riguardare immobili legittimamente esistenti ed aree sia di proprietà privata che di proprietà pubblica. È necessario però che si tratti di iniziative di rilevante interesse pubblico o generale.

Il TU stabilisce inoltre che in caso di immobili o aree di proprietà pubblica, il soggetto gestore deve essere individuato mediante procedure di evidenza pubblica.

Quella degli usi temporanei è una pratica estremamente virtuosa che prende sempre più piede nei processi di rigenerazione urbana. Chiaramente è una pratica che dà frutti quando non comporta alcun mutamento di destinazione d’uso dei suoli o degli immobili interessati.

Alla base di un processo di rigenerazione che parta da un uso temporaneo di beni, c’è una convenzione i cui contenuti sono fissati dalla legge. All’interno della convenzione va infatti specificato:

  • durata dell’uso temporaneo ed eventuali proroghe;
  • modalità di utilizzo degli immobili o delle aree;
  • modalità, costi, oneri e tempi per il ripristino dei luoghi una volta giunti al termine della convenzione;
  • garanzie e penali per eventuali inadempimenti agli obblighi indicati in convenzione.

La stipula della convenzione dà diritto al soggetto gestore di effettuare eventuali interventi di adeguamento necessari a migliorare l’accessibilità, la sicurezza degli ambienti e garantiscano tutela per la salute. Ogni intervento deve poter essere reversibile per garantire il ripristino dello stato di fatto.

La legislazione consente inoltre alle regioni di introdurre ulteriori disposizioni che regolamentino gli usi temporanei.

Attualmente in Italia sono numerosi i comuni che con un proprio regolamento, consentono gli usi temporanei da parte di terzi. All’interno delle pratiche urbane, l’inserimento della temporaneità, va naturalmente in conflitto con la tradizionale forma di pianificazione urbana che vuole approcci previsivi e predittivi.

Questo nuovo approccio impone quindi di ragionare non più in termini di costruzione di un piano, ma in termini di costruzione di una strategia collettiva. Strategia in cui gli attori sono capaci di proporre e produrre progettualità e processi finalizzati al raggiungimento di obiettivi comuni e condivisi.

Aprire agli usi temporanei spesso impone di ragionare sperimentando con il coinvolgimento dei cittadini e aprendo a proposte cosiddette “dal basso”. Questo approccio si avvicina sempre di più a soluzioni adattive, flessibili e strettamente legate ai territori.


Il sempre maggior successo di tali pratiche dimostra quanto l’urbanistica tradizionale faccia fatica a tenere il passo con i profondi mutamenti che la contemporaneità sta attraversando. Non si parla più di progetto, ma di progettualità e strategie che accettano la città come corpo vivo in costante mutamento.

Gli usi temporanei di spazi sono in grado di innescare processi di potenziamento del capitale infrastrutturale e sociale. Per assicurarsi il successo di tali azioni, è necessario coinvolgere i soggetti locali, stimolarne l’interesse, la creatività e la crescita di progettualità attraverso percorsi trasparenti. Questi percorsi devono essere finalizzati ad attivare la comunità e a formare la cultura del bene comune, generando proposte intelligenti a bisogni specifici. Ciò definisce gli usi temporanei come una valida risposta alle necessità della città che cambia.

Anche le modalità di coinvolgimento di specifiche risorse e competenze in grado di gestire il processo partecipativo (i facilitatori) e di co-progettare gli usi temporanei, possono essere oggetto di convenzione.

Molte città tra cui Londra, Parigi e Milano, stanno considerando gli usi temporanei come fulcro di processi di rigenerazione urbana. Questo per far fronte alle nuove sfide che la contemporaneità ci pone davanti. Tali sfide sono simili a quelle che investono le nuove forme di abitare e che vedono nel social housing una risposta innovativa e praticabile.

I casi emblematici d’uso temporaneo sono tutti accomunati da un’anima spesso laboratoriale in cui si ha la necessità di progettare, riprogettare e testare usi e configurazioni dello spazio. È proprio questo il valore aggiunto dell’approccio alla temporaneità; infatti l’urbanismo temporaneo mira proprio alla creazione di un valore condiviso che vada ben oltre l’uso.

Spesso infatti si punta ad aspetti intangibili della progettazione, come ad esempio la creazione di modelli di governance, forme di investimento, politiche e regolamenti. Il quest’ottica il valore aggiunto dell’uso temporaneo è quello di avviare e affiancare le transizioni e i passaggi verso usi e visioni auspicabili e condivise.

Proprio per questo si va oltre la funzione e l’uso, per propendere piuttosto verso il processo, la creazione di senso collettivo, l’analisi dei gruppi target da coinvolgere e il disegno di modelli gestionali.

Quella degli usi temporanei è quindi una natura prototipale e sperimentale che necessita di masterplan flessibili che riconoscono la città come sistema complesso, sempre in movimento e che evolve nel tempo.

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